
Psilocibina: tra mito, mistero, scienza e medicina
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Dalle antiche radici nei rituali spirituali fino alla loro riscoperta nella scienza moderna, alcune sostanze psicotrope naturalmente presenti nei funghi influenzano la percezione e la coscienza umana, modificando il modo in cui il cervello elabora la realtà. La psilocibina, un composto chimico prodotto da alcuni funghi del genere Psilocybe, appartiene proprio a questa categoria.
Cos’è la psilocibina e che effetti ha?
La psilocibina è una molecola psicotropa presente in oltre 200 specie di funghi, comunemente detti allucinogeni. Questa sostanza da sempre suscita interesse per i suoi effetti sulla mente umana, in particolare sulla creatività e sulla percezione.
Gli Aztechi chiamavano i funghi allucinogeni teonanácatl, “la carne degli dèi”, e li utilizzavano nei rituali per connettersi con il divino. In diverse tribù indigene d’America, i funghi psilocibinici venivano assunti per entrare in contatto con le divinità, gli antenati e le forze della natura, favorendo esperienze di profonda significatività spirituale.
Più di recente, a partire da circa gli anni ‘60, diversi filosofi, psicologi e medici hanno esplorato e documentato gli effetti delle sostanze psicotrope, scrivendo e raccontando le loro esperienze e riflessioni.
Aldous Huxley, scrittore e filosofo, fu tra i primi esponenti del Novecento a esplorare il potenziale delle sostanze psichedeliche come strumenti per espandere la coscienza. Nel suo libro Le porte della percezione (1954), descrisse in dettaglio la sua esperienza e il modo in cui queste sostanze alterano profondamente la sua percezione della realtà.
A partire dalle sue esperienze dirette, Huxley introdusse l’idea della "Mind at Large", un concetto secondo il quale l’essere umano è naturalmente in grado di percepire una realtà vastissima e complessa, ma la mente, per non essere sopraffatta, agisce come una valvola riduttrice, filtrando solo ciò che è necessario per la sopravvivenza quotidiana. Le sostanze psicotrope, secondo lui, sono in grado di disattivare temporaneamente questo filtro, aprendo la mente a livelli più ampi di percezione e intuizione, facilitando processi creativi profondi e originali.
Negli anni '60, Timothy Leary, psicologo e docente ad Harvard, divenne una delle figure simbolo del movimento psichedelico. Leary condusse diversi studi sulla psilocibina, esplorandone gli effetti sul cervello, sulla mente, sulla coscienza e sul comportamento. Riteneva che queste sostanze agissero come “una chiave chimica, in grado di aprire la mente e liberare il sistema nervoso dai suoi schemi e strutture abituali”. Il suo famoso motto "Turn on, tune in, drop out" riflette appieno la sua filosofia di utilizzo consapevole degli psichedelici per il risveglio spirituale e creativo.
Più recentemente, lo scrittore e giornalista Michael Pollan ha riportato l’attenzione pubblica e scientifica sulla psilocibina grazie al suo libro Come cambiare la tua mente (2018). Pollan ha vissuto in prima persona esperienze guidate con sostanze psichedeliche e ha intervistato neuroscienziati, terapeuti e pazienti per esplorarne il potenziale sulla mente. Secondo Pollan, la psilocibina interrompe i circuiti mentali rigidi e stimola la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di creare nuove connessioni neurali. Questo rende possibile un cambiamento radicale nel modo di pensare, sentire e vedere il mondo.
Uno degli effetti discussi dallo scrittore è la cosiddetta “ego dissolution”, ovvero uno stato in cui l’individuo smette di percepire se stesso come separato da ciò che lo circonda e può sperimentare un senso profondo di unità con l’ambiente o con l’universo nel suo insieme. Questo tipo di esperienza, spesso descritta come spirituale o mistica, può favorire una maggiore apertura mentale e creatività, riducendo gli schemi mentali che spesso limitano l’immaginazione. Pollan, nei suoi interventi, ha sottolineato anche quanto sia errata la convinzione che gli psichedelici “facciano impazzire”. Al contrario, sostiene che queste sostanze, in un contesto sicuro e guidato, possano aiutare le persone a diventare “più sane”, contribuendo per esempio a ridurre la paura, affrontare traumi o superare ansia e depressione. In questi contesti, la psilocibina agirebbe “sbloccando” la mente, favorendo la nascita di nuove prospettive interiori.
La psilocibina ha plasmato la nostra evoluzione?
Il pensiero di Terence McKenna, un etnobotanico, filosofo e scrittore, porta la psilocibina in una prospettiva ancora più affascinante. McKenna, infatti, avanzò una delle teorie più interessanti sulla connessione tra funghi e cervello umano, ipotizzando che il consumo di funghi, in particolare quelli contenenti psilocibina avesse giocato un ruolo chiave nell’evoluzione della coscienza umana. Secondo la sua “Stoned Ape Theory”, i nostri antenati, consumando accidentalmente questi funghi, avrebbero sperimentato un’espansione della percezione e delle capacità cognitive, favorendo lo sviluppo del linguaggio, dell’arte e del pensiero astratto. Sebbene questa teoria non sia mai stata dimostrata scientificamente, ha stimolato una nuova ondata di ricerche sui potenziali effetti dei funghi psicotropi e dei numerosi usi terapeutici che può offrire contro disturbi neuropsichiatrici.
La psilocibina in medicina
La psilocibina fu isolata per la prima volta negli anni ’50 dal chimico svizzero Albert Hofmann, noto per aver scoperto anche l’LSD. Isolò per la prima volta la molecola studiando alcuni funghi sacri usati nelle cerimonie indigene in Messico, aprendo così la strada alla ricerca scientifica su questa sostanza. Tuttavia, negli anni ’70, l’ondata di restrizioni sulle droghe portò al divieto della psilocibina, non solo per uso ricreativo, ma anche per scopi medici e di ricerca.
Negli ultimi anni, però, la scienza ha riscoperto la psilocibina come un potenziale strumento terapeutico, soprattutto per disturbi come depressione, ansia, dipendenze e il disagio psicologico legato alle malattie terminali. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che questa sostanza può ridurre in modo significativo ansia e depressione, spesso con risultati paragonabili a quelli degli antidepressivi tradizionali, ma con un numero minore di somministrazioni. Un campo di ricerca particolarmente interessante riguarda i pazienti oncologici in fase avanzata: la psilocibina sembra aiutare a ridurre la paura della morte, migliorando il benessere emotivo e la qualità della vita. Anche nel trattamento delle dipendenze, la psilocibina sta mostrando risultati promettenti. Alcuni studi suggeriscono che possa aiutare a rompere schemi mentali rigidi e dannosi, facilitando un cambiamento profondo nei comportamenti e nella percezione di sé. Le ricerche si sono concentrate soprattutto su dipendenze da nicotina e alcol, con alcuni risultati superiori a quelli delle terapie tradizionali. Un altro aspetto interessante è che, a differenza di molte altre sostanze psicotrope, la psilocibina ha una bassa tossicità e un rischio di dipendenza molto ridotto. Gli effetti collaterali sono per lo più lievi e temporanei, e a differenza dei farmaci convenzionali, che spesso richiedono un’assunzione giornaliera per lunghi periodi, la psilocibina sembra poter offrire benefici duraturi anche con poche somministrazioni.
Nonostante i risultati promettenti, è importante ricordare che la psilocibina è ancora in fase sperimentale. Servono ulteriori studi per confermarne l’efficacia e la sicurezza, e il suo status legale rappresenta un ostacolo importante: essendo classificata come sostanza controllata, il suo uso medico non è ancora legalmente consentito in molti Paesi.
Inoltre, il fatto che sia ancora una terapia poco convenzionale la rende ancora oggetto di dibattito tra esperti e opinione pubblica.
Ad oggi, l'uso legale a scopo terapeutico è possibile in Svizzera, Australia, Canada, Nuova Zelanda ed in centri autorizzati in Oregon, Colorado, New Mexico, D.C.
La psilocibina in Italia
A luglio 2025, anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la prima sperimentazione sulla psilocibina in Italia: lo studio, condotto presso la Clinica psichiatrica dell’ospedale di Chieti, coinvolgerà 68 pazienti con depressione resistente ai farmaci tradizionali, con l’obiettivo di valutarne l’efficacia.
Grazie a queste ricerche e al crescente interesse della comunità scientifica, in futuro la psilocibina potrebbe entrare a far parte delle opzioni terapeutiche disponibili, contribuendo a un approccio sempre più personalizzato.
Da sempre, Present prende seriamente il potenziale straordinario di questa molecola, e fin dalla sua nascita ha contribuito alla causa, donando parte dei proventi all'Associazione Luca Coscioni, che si batte proattivamente perchè anche l'Italia, tramite l'Istituto superiore di sanità, si apra alle terapie psichedeliche.
Scopri di più su Associazione Luca Coscioni.
Le informazioni contenute in questo articolo hanno esclusivamente finalità divulgative e culturali. Non intendono in alcun modo promuovere o giustificare l’uso di sostanze psicotrope o psichedeliche.